È facile puntare il dito contro, indicare qualcuno come criminale e gridare alla punizione esemplare. Anche se si tratta di un minorenne. Ma che senso ha mortificare per sempre la vita di un ragazzo? Sono centinai i minori rinchiusi in istituti penitenziari sul suolo italiano, un universo di vita abbandonato nel dimenticatoio. Persone ignorate persino di più dei già scarsamente considerati detenuti maggiorenni.

Questi ragazzi, tra i 14 e i 18 anni, vengono sottoposti al medesimo ordinamento penale e penitenziario riservato ai maggiori, salvo per le condanne ridotte. I reati sono nella stragrande maggioranza legati a gesti di violenza, furti e traffico di stupefacenti. Non è affatto superfluo, però, ricordare che dietro e attorno a questi ragazzi si nascondono situazioni che portano al crimine: difficoltà economiche, scarsa integrazione sociale, diffuse contiguità mafiose.

L’Istituto Penale Minorile di Airola, in provincia di Benevento, intende intervenire concretamente, contrapponendo all’illegalità l’etica del lavoro. Attraverso la riscoperta di antichi mestieri artigianali del distretto della ceramica San Lorenzello – Cerreto Sannita, favorisce l’uscita definita dal circuito penale, mediante un percorso di cambiamento e di reintegrazione che offra prospettive finalmente fuori dal carcere. Scongiurando il pericolo di recidive.

Con il progetto “Creattiva” l’Istituto insegue due grandi risultati: il primo è chiaramente quello di riabilitare il minore, il secondo (ma non per importanza) è quello di diffondere know-how e competenze artistiche, sfruttando le peculiarità di una tradizione radicata sul territorio, quale è la lavorazione della ceramica.

Dal 2012 ad oggi la Fondazione Angelo Affinita ha donato all’Istituto oltre 25 mila euro e ha aiutato 30 minori detenuti. Ogni anno, attraverso colloqui di orientamento basati sull’interesse e sulla capacità individuale, ha selezionato 8/10 ragazzi. I manufatti realizzati, destinati alla vendita esterna, si spera possano presto portare all’autofinanziamento. L’obiettivo è quello di trasformare il laboratorio in una start-up con un vero e proprio marchio e sviluppare un sito di e-commerce.

Punire non basta, non può e non deve bastare. Il senso della pena è altro: sta nella rieducazione del soggetto, nella sua completa riabilitazione. Esiste un legame, non dico deterministico ma senza dubbio molto stretto, tra contesto e condotta, tra condizioni esterne e comportamento sociale. Occorre puntare su pratiche preventive, incentivando la cultura dell’onestà.

Questo è l’impegno della Fondazione: sostienici con una donazione, se è anche il tuo.

Giovanni Affinita