Quante volte ti sei chiesto da dove vengono i prodotti sulla tua tavola?

Io ultimamente me lo chiedo spesso. Sento parlare di consumo responsabile, chilometro zero ed economia sostenibile, e mi rendo conto che ormai questi concetti sono diventati fondamentali per tante persone.

Ormai non siamo più alla ricerca disperata di prodotti esotici e rari. Piuttosto vogliamo che il cibo che mangiamo sia locale, sano e buono. Non solo nel gusto, ma anche nel suo significato sociale.

Quello che cerchiamo oggi è una cucina etica.

A questo proposito, la giornalista Licia Granello ha fatto un appello agli chef italiani ad usare i prodotti alimentari fatti in carcere, per offrire ai propri clienti non solo l’alta qualità, ma anche il valore del supporto sociale.

L’idea di organizzare corsi legati alla ristorazione, o in alcuni casi veri e propri ristoranti in carcere, è nata qualche anno fa e ha avuto ovunque un enorme successo. Da Nord a Sud, le eccellenze prodotte dietro alle sbarre sono tantissime.

Dal panettone artigianale del carcere di Padova, alla mozzarella di Rebibbia, al famoso ristorante “InGalera” del carcere di Bollate a Milano, questi progetti hanno permesso a tanti detenuti di diventare professionisti esperti nella produzione gastronomica italiana.

Ma soprattutto, hanno dato loro tanta speranza. E una seconda chance.

Ti racconto la storia tutta speciale di Luciana Delle Donne, top manager del mondo bancario che, a 51 anni, ha deciso di lasciare il suo lavoro a Milano per tornare a Lecce e dedicarsi alle detenute del carcere.

Grazie a tanta passione e a un pizzico di follia, ha fondato l’Officina Creativa e il marchio Made in Carcere. Oggi questo progetto conta 16 dipendenti detenute che lavorano 6 ore al giorno e percepiscono uno stipendio di 600 euro.

Ma il loro guadagno è molto più alto. Ora dopo ora, le detenute si guadagnano redenzione,  speranza e una nuova dignità.

fatti-in-carcere-fondazione-angelo-affinita-3Luciana ha capito questo. Che poter cambiare la vita di chi ha sbagliato rende più ricchi di uno stipendio da top manager.

FARE DEL BENE, FA BENE.

La Fondazione Angelo Affinita, che ha da sempre un’attenzione particolare verso i più piccoli, ha subito colto il valore di questi progetti e sostiene esperienze analoghe nel carcere minorile di Airola.

Dai laboratori di ceramica, al più recente corso da pizzaiolo professionista, i ragazzi del carcere hanno avuto tante “seconde occasioni” per cambiare vita.

O meglio, per costruirsela una vita. A differenza di tanti progetti che nascono e muoiono senza lasciare traccia, quelli attivi nel carcere di Airola aiutano i giovani detenuti a imparare una professione.

Il primo corso da pizzaiolo professionista si è concluso proprio qualche giorno fa, e ci ha dato grandissime soddisfazioni.

Grazie all’aiuto del pizzaiolo Marco Amoriello 14 giovani detenuti hanno potuto imparare tutte le tecniche per cucinare il più grande prodotto della tradizione culinaria italiana: la pizza.

Ma cosa può una pizza contro infanzie traumatiche, violenza domestica, vite vissute in quartieri dove i bambini non dovrebbero nemmeno entrare?

Come può una cosa così semplice come la pizza salvare la vita di un ragazzino come Giovanni, entrato in carcere a 15 anni per spaccio di droga?

Fatti in carcere - Fondazione Angelo Affinita

Fatti in carcere – Fondazione Angelo Affinita

La Fondazione Affinita crede che una pizza possa fare un’enorme differenza. Ed ecco perché.  

Grazie a questo corso, 14 giovani detenuti non hanno solo imparato a fare i pizzaioli, ma hanno assorbito i consigli, i modi di essere e i valori dei professionisti da cui hanno imparato.

Tante volte le persone con cui si condivide il luogo di lavoro diventano una seconda famiglia. Questo è quello che è successo ai ragazzi del carcere di Airola. Questa è la ragione che spinge la Fondazione Affinita a voler portare avanti questo progetto con tutte le sue forze.

La forza della Fondazione la fanno persone come te. Persone che credono che investire sui giovani e sulla loro formazione sia sempre la risposta giusta alle tante domande che ci facciamo ogni giorno.

Le cose miglioreranno? I miei figli saranno al sicuro? Avranno il futuro che sognano?

Nel caso dei ragazzi del carcere minorile di Airola, la risposta può proprio trovarsi nella semplicità della pizza. Un’arte preziosa, una tradizione che li lega al territorio e offre concrete possibilità di crescita personale e professionale.

Se anche tu sei convinto che tutti meritino una seconda possibilità, soprattutto i giovani che vengono da situazioni disagiate, dona il tuo contributo per sostenere questo progetto. Potrai davvero dargli la possibilità concreta di cambiare vita.

Angelo Affinita diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.

Vogliamo provare – INSIEME – a fare la differenza? CLICCA QUI.

Si aprirà una pagina dove potrai dare il tuo contributo decisivo per i progetti della Fondazione, scegliere come aiutarci tramite una donazione libera o tramite l’acquisto del libro dedicato ad Angelo.

Se sei un imprenditore, troverai anche l’opportunità di essere contattato direttamente dalla Fondazione e scoprire come fare crescere la tua azienda aiutando il prossimo.