Sapevi che il terzo settore è in Italia quello di maggiore impatto sull’Economia?

Ma che allo stesso tempo ha un GRAVE problema di cui praticamente nessuno parla?

Proviamo a giocare un po’ con i numeri: sconvolgiamo le carte in tavola. Ti va?

L’obiettivo è semplice. Il terzo settore – ovvero: i lavori sociali, le cooperativa, le ONLUS – deve essere, come pensano in molti e come dicono i numeri, il primo, almeno nel nostro paese se consideriamo il numero di addetti e di operatori organizzativi.

È così infatti che si esce dall’assistenzialismo e dallo statalismo imperanti.

Sono le cosiddette imprese sociali.

Imprese gestite dai privati che hanno un notevole impatto sull’economia pubblica: creano occupazione, creano reddito facendo così muovere lo stato e l’economia.

Con un piccolo problema, però. Che succede quando finiscono i soldi?

A livello statale, lo sai bene, va tutto in debito pubblico e ci penserà chi verrà domani. Ma a livello privato non funziona così.

Se finiscono i fondi, si chiude. Punto.

Che va benissimo se parliamo di imprese private per profitto (fa parte del rischio di impresa), va meno bene quando parliamo di terzo settore, ovvero sostegno concreto ai più deboli, agli svantaggiati.

Se non c’è chi dà loro una seconda opportunità, come si fa?

E ti parlo di una seconda opportunità come fa la Fondazione: NON elemosina, ma mettere queste persone nelle condizioni di camminare da soli, con le proprie gambe. Uno stile imprenditoriale.

Pensaci, se questo non avviene, può diventare un grande problema anche a livello sociale. Invece di diventare un circolo virtuoso (persone in difficoltà —> persone aiutate a sostenersi da sole —> persone in grado di aiutare altre persone), può diventare un circolo vizioso (persone in difficoltà —> persone non sostenute da nessuno —> persone disposte a fare qualunque cosa, anche reati, per sopravvivere).

Perché è così importante? Seguimi, i dati sono eclatanti.

Con quasi settecentomila posti di lavoro queste imprese servono più di SEI MILIONI di utenti nel turismo, nell’istruzione, nella formazione. Non serve un genio né un matematico per capire gli enormi benefici che questo può portare nelle tasche del paese e dei privati.

Come sempre bisogna essere egoisti per fare del bene, così, stando ai dati Istat, ti invito a costatare che, nel solo 2011, ci sono state entrate per sessantaquattro (64) miliardi di euro, venute dalla folla oceanica di addetti (un totale di 957.124) e nella maggior parte provenienti da imprese private.

Questo è il primo beneficio, il beneficio immediato che il reddito e l’impresa creano sul PIL (il terzo settore incide per il 3,4 % del PIL). Il secondo, meno evidente ma forse ancora più interessante è la crescita del paese, il contributo che queste attività portano alla società nei campi dell’istruzione e nella formazione delle nuove generazioni.

A proposito di questo voglio condividere con te un’altra soluzione interessante e fatta nel nostro territorio, in provincia di Benevento: CreAttiva. Questo è un laboratorio creato apposta per insegnare un mestiere ai minori del carcere, per riabilitarli umanamente e socialmente e aiutarli a crearsi un futuro fuori dal carcere.

Come vedi, si tratta di dare un futuro concreto a chi non è in grado di averlo. Ma soprattutto di farlo camminare in autonomia.

Capisci che grande valore aggiunto diventa per tutti? Per te, per me, per ogni persona accanto a noi?

Eppure, quando finiscono i fondi questo diventa praticamente impossibile. Che fare allora?

Mio padre diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.

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Giovanni Affinita