Liberté, egalité, fraternité: la libertà prima di tutto. La libertà di scegliere chi essere nella vita, che lavoro fare, chi e che cosa amare di più. Libertà che vuol dire, dunque, sempre opportunità. Ogni uomo dovrebbe disporre, dalla nascita alla morte, di una vasta gamma di chances: il rischio, la riuscita, il fallimento.
In un sistema di libero mercato chiunque può, sempre, aspirare all’emancipazione, alla crescita, all’affermazione, personale, sociale, economica. Perché chi è povero non è solamente privo di mezzi materiali, ma è anche e soprattutto, per la sua condizione, privato di possibilità.
Il concetto non è nuovo. Lo troviamo già in Ludwig von Mises, economista austriaco vissuto nel secolo scorso, considerato uno dei padri del libertarismo moderno. Credo fermamente che non sarà lo Stato, non sarà il governo a risolvere il problema della povertà. Almeno: non da solo. Quello che serve è, a mio avviso, far camminare con le proprie gambe tali persone in difficoltà.
Lo sappiamo: il cosiddetto “secondo welfare” può dare una grossa mano nella lotta all’emarginazione. E per questo c’è bisogno di privati che abbiano a cuore, che sentano come un dovere, la responsabilità sociale d’impresa. Aziende, imprenditori, cioè, che facciano proprie le idee liberali, attualissime ancora oggi.
Libero mercato non significa capitalismo sfrenato: il liberismo non spreme fino al midollo le risorse con l’unico obiettivo di trarre profitti, dando vita ad un circolo vizioso; il liberalismo economico prende e restituisce, non abusa dei beni a disposizione, generando un sistema virtuoso.
La Fondazione Angelo Affinita, che si rivolge ad imprenditori e professionisti illuminati, non chiede e non fa elemosina, bensì aiuta ad avere possibilità, come nel progetto “Io da grande sarò”, o a riaverle, come nel caso di “CreAttiva”.
Con il tuo sostegno concreto, puoi rendere queste persone libere. Di avere una seconda possibilità, di camminare con le proprie gambe. Finalmente.
Giovanni Affinita