Nel primo semestre del 2015 gli agenti hanno sparato e ucciso 347 persone nello stato di Rio di Janeiro, leggiamo su Avvenire. In tutto il 2014 erano state 580. La stragrande maggioranza delle vittime aveva tra i 15 e i 29 anni; 8 su 10 erano di pelle nera. Il diktat di ripulire dal crimine la sede delle prossime Olimpiadi, come recentemente denunciato dal Comitato Onu per i Diritti dell’Infanzia, avrebbe provocato l’intensificarsi del giro di vite.
Oltre all’uso della forza da parte della polizia cresce pure la caccia ai meninos de rua, considerati alla stregua di delinquenti, con tanto di arresti arbitrari, abusi ed esecuzioni sommarie. Secondo le ultime stime dell’Unicef, in media ogni ora viene ammazzato almeno un minore. Non sono tutti vittime dei soli agenti o dei cosiddetti “squadroni della morte”, ma si tratta anche e soprattutto di bersagli della criminalità.
Nello stesso periodo, i poliziotti uccisi sono stati più di uno al giorno. Il principale teatro di scontro sono le favelas, roccaforti dei narcos che tengono in pugno le fasce più fragili della popolazione. Le misure di contenimento ideate dal governo federale non hanno avuto carattere strutturale e lo stress sociale, dovuto al mix di grandi eventi (i Mondiali di calcio prima, i Giochi Olimpici poi) e recessione economica, ha prodotto una nuova escalation della violenza.
Dal 1986 l’associazione “Casa do Menor” di Padre Renato Chiera ha salvato dalla strada e dalla malavita migliaia di bambini e adolescenti, proprio a partire dalle periferie di Rio. Ha offerto ospitalità ai meninos de rua, recuperandoli talvolta anche dal punto di vista sanitario, ha avviato i giovani al lavoro attraverso corsi professionalizzanti e ha fornito un’educazione scolastica a chi non ha mai avuto modo di stare tra i banchi.
La Fondazione Angelo Affinita sostiene “Casa do Menor” dal 2003. Ad oggi sono stati donati all’Associazione di Padre Renato più di 400 mila euro. Eppure non bastano: diverse attività importanti sono state chiuse per mancanza di fondi. Lo stato di crescente difficoltà in cui versa il Colosso sudamericano costringono alla richiesta di ulteriori risorse, indispensabili.
Il Brasile deve tornare a sorridere. E deve farlo a cominciare dai suoi “figli” più piccoli. Una tua donazione può restituire il sorriso a tantissimi bambini e ragazzi.
Giovanni Affinita