Il 10 aprile scorso il New Yorker ha pubblicato l’inchiesta del giornalista Ben Taub su un tema scottante: la tratta delle ragazze nigeriane in Italia. Lo stesso articolo è stato pubblicato, tradotto, sul numero 1221 di Internazionale, ed è così che ne sono venuto a conoscenza.
In copertina leggo: “la storia di Blessing”, e subito penso alla migrante salvata dalle suore orsoline di Casa Rut, a Caserta. Blessing ha attraversato il Mediterraneo su un gommone, è stata costretta a prostituirsi, ha incontrato Suor Rita Giaretta e, grazie a lei, ha iniziato una nuova vita.
Penso a Blessing e al suo bellissimo libro Il coraggio della libertà, dove ha raccontato la sua storia.
Ma leggendo l’articolo, mi rendo conto che non è lei. La Blessing dell’articolo non ha nemmeno 18 anni, e si trova ancora in un centro di accoglienza in Sicilia. Spera di poter studiare e di trovare un buon lavoro, per ripagare i debiti che sua madre ha accumulato per aiutarla ad avere un futuro in Europa.
Due donne con lo stesso nome, nate entrambe a Benin City in Nigeria, e con la stessa storia di terrore alle spalle.
Ma se da un lato Blessing Okoeidion oggi è una donna che ha ritrovato speranza e dignità grazie all’aiuto di Casa Rut, la giovane Blessing che vive nel centro di accoglienza ha davanti a sé un futuro del tutto incerto.
La sua odissea è iniziata come quella di tantissime altre nigeriane: la povertà, i debiti, la fame. Blessing parte per dare una casa a sua madre Doris e alla sorella minore Hope. Un uomo le promette un lavoro in Italia, ma deve pagare per il viaggio. La madre vende tutto quello che ha per aiutarla, ma l’uomo scompare con il denaro.
Blessing è costretta ad usare altri canali per arrivare in Italia, ed è da questo momento che inizia il suo calvario. Il viaggio verso Agadez è un inferno, sui furgoni molti migranti muoiono di sete e fame, e i loro corpi vengono lasciati nel deserto.
Blessing viene portata in un magazzino che sembra un’enorme prigione. Qui, i carcerieri libici la violentano per giorni.
Poi la fuga dalla Libia, il viaggio sul gommone, e la costante paura di morire in mare. Blessing viene salvata dalla Dignity I, una nave gestita da Medici senza frontiere, e portata in un centro di accoglienza a Messina.
Mano a mano che passano i giorni, sempre più ragazze nigeriane scompaiono dal centro, senza lasciare traccia. Perché è proprio in Italia che inizia la loro schiavitù.
Sono decine di migliaia le ragazze nigeriane costrette a prostituirsi in Italia per ripagare i debiti contratti dalle famiglie per pagare il loro viaggio. Schiavizzate dalle madam, che sequestrano i loro documenti, diventano vittime di abusi e violenze fisiche inaudite.
Lo so, è una realtà da incubo. Il traffico delle migranti nigeriane in Italia è molto ramificato, e arriva fino ai centri di prima accoglienza. È una macchina infernale che coinvolge migliaia di persone, sia in Nigeria che in Italia, e che spesso ha rapporti diretti con le organizzazioni mafiose.
Davanti a un problema così enorme, viene spontaneo chiedersi: io, nel mio piccolo, cosa posso fare? Come posso aiutare queste giovani donne ad avere un futuro diverso?
La risposta la puoi trovare in Casa Rut e nella Cooperativa NewHope di Caserta.
Casa Rut è un centro di accoglienza dove le giovani migranti vittime della tratta trovano protezione e conforto, per loro e per i loro bambini. Suor Rita Giaretta, insieme ad altre suore Orsoline e ai volontari, offre servizi di prima accoglienza, insegnamento dell’italiano, asilo e inserimento nel mondo del lavoro.
Nel maggio 2004 è nato in Casa Rut un altro bellissimo progetto: la Cooperativa NewHope.
Cosa può ridare dignità, libertà e forza a donne che hanno subito abusi indicibili? Per NewHope, la risposta sta nel lavoro. Nel creare qualcosa di utile e bello.
NewHope è un laboratorio di sartoria artigianale dove le migranti imparano a cucire e confezionare abiti, biancheria, borse e oggetti per la casa.
Vengono utilizzate materie prime di alta qualità, come gli splendidi tessuti tradizionali africani, e tutti i prodotti sono acquistabili sia nel negozio della cooperativa, sia online.
Grazie a questa cooperativa, ragazze come Blessing possono davvero trovare un modo per uscire dall’incubo della schiavitù. Qui non si fa assistenzialismo, ma si danno gli strumenti per ricostruire la propria vita e tornare ad essere donne libere e indipendenti.
La Fondazione Angelo Affinita sostiene la Cooperativa NewHope da anni.
Grazie alla generosità di tanti imprenditori, quest’anno è stato organizzato un bellissimo corso di sartoria basic all’interno della cooperativa, dove le ragazze hanno potuto imparare l’arte del cucito da professionisti del settore.
Ora hanno bisogno di te per far diventare ancora più grande e potente il loro sogno. Il laboratorio ha bisogno di nuovi telai, materie prime, di una macchina per l’etichettatura e di più postazioni di lavoro.
Questa è la risposta alla domanda: io cosa posso fare? Dona il tuo contributo per dare un futuro alla Cooperativa NewHope. Per dare un futuro a Blessing e a tante ragazze che, come lei, si sentono sole al mondo. Conto su di te per iniziare a cambiare le cose DAVVERO.
Angelo Affinita diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.
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