Ogni giorno nel mondo moltissime donne sono vittime di abusi e di violenze. Un dramma che coinvolge in particolar modo le migranti, che, sfuggendo da un contesto di povertà materiale, finiscono nelle mani di uomini senza scrupolo. Dall’indigenza al baratro il passo è sempre breve.
Salpano, spesso incinte o con figli piccoli, dalla disperazione africana, su imbarcazioni sovraffollate e fatiscenti, sfidando con coraggio il mare, con la speranza di un futuro in Italia. Erano partite con la promessa di un lavoro, sicuro e legale. E invece, una volta sbarcate, vengono dirottate con la forza – non hanno scelta: non hanno un soldo – sulle strade del racket della prostituzione.
Ma esistono dei rifugi, esistono delle vie di scampo. Una di queste si chiama “Casa di Rut”, a Caserta, una comunità gestita da Suore Orsoline. Il progetto “Dare ali alla vita” mira a dare una prima accoglienza a queste donne e ai loro bambini, sostenendoli economicamente (con contributi per le rette del nido o per l’affitto della casa, ad esempio) per un periodo che va dai 6 ai 12 mesi.
“Dare ali” in modo tale che siano loro stesse a spiccare il volo: dare, quindi, i mezzi per potercela fare. Le Suore della Casa di Rut aiutano queste persone in difficoltà anche nella non facile integrazione tout court nel nostro Paese, accompagnandole nell’iter sanitario (specie in caso di gravidanze) e in quello burocratico per il permesso di soggiorno e i documenti, insegnando, infine, loro un mestiere.
La Fondazione Angelo Affinita ha a cuore casi di questo tipo e apprezza soprattutto le pratiche di sostegno non meramente assistenzialiste. Il lavoro delle Suore nella gestione della Comunità – che attualmente ospita 8 giovani donne: 5 in Casa di Rut (1 con figlio piccolo, 2 incinte e 2 sole) e 3 nell’appartamento in via Leonardo da Vinci, sempre a Caserta – ha destato l’attenzione persino del New York Times, che lo scorso maggio ha dedicato un articolo al Progetto.
La bontà dell’operato della Casa di Rut è sotto gli occhi di tutti. Un secolo fa le vittime dei naufragi, i protagonisti di queste viaggi della speranza via mare eravamo noi italiani. La ruota della storia gira incessantemente: in questo senso, non possiamo non dirci nigeriani, libici o somali.
Ridona loro le ali, anche se tutti pensano sia impossibile. Con la tua donazione.
Giovanni Affinita