Oggi voglio farti riflettere, voglio metterti in difficoltà, ma darti in cambio un grande valore.
Vuoi?
C’è una notizia che da giorni invade le nostre pagine Facebook, i giornali, le televisioni. È infatti uscita la notizia che l’imprenditore Piero Macchi, alla morte, ha donato 1,5 milioni di euro ai dipendenti.
Perché questa notizia fa così tanto scalpore, te lo sei chiesto?
Il gesto è davvero bello, non c’è dubbio.
Un imprenditore che sceglie di regalare parte dei capitali della sua azienda ai propri dipendenti è sempre un gesto che vale la pena di essere raccontato.
L’imprenditore Piero Macchi, come ti sarà capitato di sentire, è morto in giugno e ha lasciato come precisa volontà testamentaria quella che questo milione e mezzo di euro venisse diviso tra i 250 dipendenti.
I soldi sono arrivati puntuali questo Natale, insieme a una commovente lettera firmata dalla moglie di Piero, la signora Carla.
Ma qual è il vero regalo che Piero ha fatto ai suoi dipendenti?
Forse il vero regalo che ha lasciato alla sua morte è l’azienda che lungo tutta la sua vita ha preso forma, si è sviluppata fino a diventare una famiglia.
Ed è davvero, la Enoplastic di Bodio Lomnago, che si muove come una famiglia.
Così oggi, grazie all’attività imprenditoriale di Piero la Enoplastic, che è stata fondata nel 1957 è leader nel settore di capsule e chiusure per bottiglie di vino, conta 280 dipendenti e quattro filiali in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti.
Ed è questa, molto più che il generoso regalo che ha fatto ai dipendenti, la mission dell’uomo Piero, il suo lascito filantropico.
Questo ha reso i dipendenti fieri, molto contenti del regalo e dell’ennesima attenzione che questo meraviglioso uomo di 87 anni ha voluto riservargli.
Ma rifletti sulla differenza che la vita di quest’uomo ha fatto nella società italiana, di quanto sia importante il suo lavoro, prima della sua generosità.
Un grande uomo e un grande imprenditore sa dove scommettere il proprio denaro per creare altro valore. Sceglie con cura e attenzione chi sostenere.
Perché la beneficenza non deve essere qualcosa di sterile. Deve dare un cambiamento, una spinta, un valore aggiunto nelle persone che la ricevono.
Te la dico come la penso: la beneficenza deve essere gestita come gestisci la tua impresa. Deve portare frutto e valore.
“Mio padre diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.
Vogliamo provare – INSIEME – a fare la differenza? CLICCA QUI. Si aprirà una pagina dove potrai dare il tuo contributo decisivo per i progetti della Fondazione, scegliere come aiutarci tramite una donazione libera o tramite l’acquisto del libro dedicato a mio padre.
Se sei un imprenditore, troverai anche l’opportunità di essere contattato direttamente dalla Fondazione e scoprire come fare crescere la tua azienda aiutando il prossimo.
Giovanni Affinita