In vista dei Mondiali e delle Olimpiadi, il Brasile si è impegnato a “ripulire” il Paese. Lo ha fatto e continua a farlo sulla pelle dei più emarginati. Smantellamenti forzati per assicurare parcheggi, ristoranti e alberghi con viste mozzafiato; operazioni di sicurezza che hanno generato maggiore insicurezza tra i cittadini; soldi pubblici spesi e giustificati come privati.
Lo Stato carioca sta vivendo una crisi morale, politica ed economica senza precedenti. Sembra aver voltato le spalle al suo futuro, cioè ai suoi bambini e ai suoi ragazzi. E mette poliziotti armati ad ogni angolo, come se la presenza della polizia bastasse a garantire sicurezza e pace. Lo sappiamo: non è così. Ci vogliono più famiglia e più valori, più educazione e più scuole. Perché i giovani non amati di oggi potranno essere i criminali di domani.
Sono questi “figli di nessuno” a stare particolarmente a cuore a realtà come quella di “Casa do Menor”, l’associazione che Padre Renato Chiera fondò nel 1986 nella periferia di Rio de Janeiro. Sono i cosiddetti meninos de rua, i ragazzi di strada che vivono in totale abbandono, vittime di maltrattamenti e sfruttamenti di ogni tipo (prostituzione inclusa). Sono gli emarginati cracudos, tossicodipendenti da crack, che nel Paese verdeoro si contano numerosissimi.
La missione dell’Associazione è quella di proteggere questi giovani dalla malavita, di educarli e formarli professionalmente, di recuperarli sia dal punto di vista sanitario che sociale. In un lavoro di prevenzione che parte dagli asili e passa attraverso centri d’integrazione e di orientamento centrati sulla pedagogia della presenza.
Il governo brasiliano ha già annunciato tagli ingenti alla spesa pubblica, che colpiranno in particolar modo la sanità, l’istruzione e le infrastrutture. Vale a dire i settori più bisognosi di fondi. L’austerità mette a repentaglio la stessa sopravvivenza di “Casa do Menor” e la Fondazione Angelo Affinita non può restare con le mani in mano, indifferente.
Che sia dalla strada o nella vita, le persone non vanno raccolte come oggetti senza anima, ma accolte come esseri umani con valori e dignità da rispettare. La vera tragedia in questo Brasile malato e lacerato, non è essere poveri, ma non essere figli. Possiamo dare un padre a questo gigante orfano.
Angelo Affinita diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.
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