Ci sarebbe da fare un po’ di chiarezza, prima di tutto sulla figura dell’imprenditore, poi sulle sue funzioni.
Il punto credo sia un modo di fare comune: la generalizzazione. Tutti parliamo dicendo quello che abbiamo sentito dire ad altri.
E allora è normale che si generalizzi, che si pensi di fare di tutta l’erba un fascio. Così quello dell’imprenditore è diventato uno dei lavori più odiati al mondo.
All’imprenditore è sempre accostato lo speculatore, il ladro, il truffatore, il profittatore. Io, invece, ti dico che non è così. Ti dico che la verità è invece completamente diversa.
Forse lo sai già, se fai questo mestiere o se sei stato a contatto con gente che lo fa: FARE L’IMPRENDITORE NON Ѐ ACCAPARRARE RICCHEZZE.
FARE L’IMPRENDITORE Ѐ CREARE LA RICCHEZZA.
Così oggi voglio parlarti di un uomo che ha avuto una visione e l’ha portata avanti, un uomo che purtroppo è da poco venuto a mancare, il 2 giugno di quest’anno. Voglio parlarti di Raffaele Ciuffoli.
Raffaele Ciuffoli aveva sessantasei anni, la maggior parte dei quali passata in quella che è la sua città: Rimini. È morto per l’aggravarsi di una malattia che già da qualche anno ne aveva intaccato il corpo.
Che cosa ha fatto Ciuffoli? Chiederai tu.
Ciuffoli HA INVENTATO LA RIVIERA ROMAGNOLA come la conosciamo oggi. Una terra ricca di turismo, giovani, stranieri e divertimento estivo per grandi e piccini.
È stata questa la sua visione.
E così partendo dalla pensione che negli anni sessanta la sua famiglia ha aperto a Miramare, ha iniziato ad allargarsi, arrivando nel 1979 all’apertura di italCamel, l’agenzia che ha iniziato a portare i turisti tedeschi e americani in Riviera romagnola,Poi è stata la volta dei russi, negli anni ’80, poi, in ultimo i cinesi.
Raffaele Ciuffoli ha inventato il turismo della Riviera, lo ha fatto insieme ad altri imprenditori.
Lo ha fatto, soprattutto, insieme ai suoi moltissimi dipendenti, molti dei quali, ai funerali si sono detti commossi e rattristati come se fosse morto il loro padre.
Ed è questo forse, il vero lascito dell’imprenditore, la visione, certo, ma anche una certa responsabilità di vedere nei propri dipendenti una forza che deve arricchirsi quanto chi detta la linea dell’azienda.
Sai perché mi piace parlare di Raffaele?
Io non l’ho mai incontrato, ma ne ho sempre sentito parlare benissimo, sia dai suoi dipendenti sia dai suoi più diretti concorrenti, con i quali coltivava un rapporto di stima e collaborazione.
Ma il vero motivo per cui mi piace averti parlato di quest’uomo è che il suo modo di fare impresa, il suo rapporto con i lavoratori, la sua continua attenzione all’arricchimento del proprio territorio mi fanno pensare a un imprenditore che io ho molto amato.
Mi fanno pensare ad Angelo Affinita, e al suo lavoro che è stato poi condensato nella Fondazione che porta il suo nome.
Per questo credo sia importante fare chiarezza, non tutti gli imprenditori sono degli orchi. Molti sono degli uomini splendidi.
Angelo, a proposito, diceva sempre “È l’uomo che fa la differenza”.
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