Se ne stanno finalmente accorgendo tutti: aiutare il prossimo paga.

Paga e paga bene, ma è chiaro che i pagamenti e i benefici che questa attività danno, soprattutto a chi la svolge, vanno sviluppati e raccolti.

Aiutare il prossimo infatti, come tutte le cose, va trattata con intelligenza.

Bisogna insomma rimboccarsi le maniche, come in qualsiasi altro lavoro per sfruttare al massimo questo settore e bisogna tenere sempre a mente una cosa importantissima: IL VERO AIUTO NON STA NELLA BENEFICENZA MA NELLA CREAZIONE DI LAVORO.

Non ci credi?

Te lo dimostro, prendi ad esempio quello che è successo con l’evento Pepsi Refresh. Sai di cosa si tratta? Te lo racconto.

Nel 2010 la Pepsi ha rinunciato a comprare il solito spazio pubblicitario al Super Bowl, l’evento sportivo più seguito al mondo, e ha usato i venti milioni che aveva risparmiato per il suo Pepsi Refresh, cioè ha messo questa cifra a disposizione dei consumatori e ha aperto un sito in cui questi potevano condividere le proprie idee: si andava da borse di studio per ragazzi a ristrutturazione di chiese e scuole.

Sono tutti progetti meravigliosi ed è normale esserne entusiasti.

Il problema fu che dopo la conclusione del progetto, dopo che questi venti milioni sono stati spesi, la Pepsi ha subito un drastico calo di vendite.

Perché?

Perché si è allontanata troppo dai propri consumatori.

Ti spiego: amministrare la Pepsi non deve essere un gioco da ragazzi, è un’azienda straordinaria, conosciuta in tutto il mondo per il suo prodotto e per le sue campagne pubblicitarie spesso elettrizzanti e innovative. Ma quello che è successo con il Pepsi Refresh è stato un errore tecnico. Un errore che voglio spiegarti.

Non basta infatti contribuire una volta, neanche con una cifra importante come quella usata dall’azienda.

Chi ha scritto sul sito dedicato la propria proposta non era sicuramente un consumatore di questa bevanda, e anche se lo fosse stato non lo avrebbe fatto per questo. Bisogna invece accompagnare i consumatori e i clienti, bisogna accompagnarli e farli crescere insieme all’azienda.

La Pepsi non ha mai più riproposto quell’evento, ma se avesse investito solo una parte di quei soldi in beneficenza e avesse continuato a promuoversi (soprattutto dovendo lottare sempre contro un colosso come la Coca Cola) forse avrebbe potuto fare molto molto di più.

Succede sempre così. La beneficenza paga quando È VERO AIUTO, concreto, che fa crescere le persone, dà loro strumenti per camminare con le proprie gambe.

Il vero aiuto non può essere un unicum, ma deve essere una presenza costante, un box dal quale possano uscire sempre nuovi risultati.

Noi della Fondazione Angelo Affinita sappiamo bene che insegnare a pescare è molto meglio che regalare un pesce. Perché invece di regalare un prodotto puoi regalare una conoscenza.

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